Eccoci qui, al secondo incontro del progetto “La grande Fotografia Italiana a Tirana”. Questa volta abbiamo organizzato presso la sala conferenze “Madre Teresa” del Teatro dell’Opera del Albania, il solito incontro tra fotografi, artisti e pubblico albanese e anche questa volta con un altro fotografo di fama mondiale, l’artista Oliviero Toscani. Queste sono alcune foto dell’evento, il video ufficiale lo troverai in un altro post sul blog. Quello che segue è un estratto del discorso di apertura dell’evento, parole di Julinda Mbrica PR di EJAlbum: “Per noi in EJAlbum, sebbene abbiamo già stabilito una tradizione nell’organizzare qusti tipi di eventi, ogni volta è speciale e sopratutto oggi mi sento molto orgogliosa ma anche un po spaventata dalle dimensioni che ormai ha preso questa iniziativa, iniziata dal nostro desiderio di portare in Albania la migliore fotografia mondiale, in tutte le sue forme. Oliviero Toscani è un mito per tutti noi che ci occupiamo di arte, per me che lavoraro nel settore pubblicitario lo è ancora di più perché in quel settore non solo siamo cresciuti con il suo lavoro, ma ci dobbiamo anche spesso confrontare con quel esso. In un certo senso, è anche una sfida. Ed eccoci qui; oggi io dove devo presentare davanti ai nostri clienti in EJAlbum e a tutti voi presenti, il seccondo incontro di un progetto che grazie al lavoro di uno staff meraviglioso, quasi tutti volontari, e grazie alla collaborazione con un’istituzione importante e lasciatemelo dire, con uno staff straordinario, come l’Istituto Italiano di Cultura a Tirana, riesce a fare qualcosa che credo rimarrà uno dei progetti più belli che ho diretto personalmente, ma che credo anche sarà anche tra i più interessanti nel panorama albanese. L’idea alla base di questi incontri è di essere utile per i nostri fotografi e il più democratico possibile. Ecco perché non facciamo simpatici inviti per vip e non ospitiamo una festa in un locale chic. Non abbiamo altro scopo come azienda nel condurre questi incontri se non quello di condividere l’esperienza, un’esperienza che è indispensabile per tutti noi per crescere professionalmente. E perché come azienda crediamo ciecamente nel valore aggiunto dell’arte. E crediamo ciecamente nella fotografia, il suo prezioso ruolo nel documentare ciò che la Toscani chiama nel modo migliore di tutti: “le condizioni della razza umana”. A parte quanto menzionato sopra, ho un’altra ragione personale per il quale ho insistito sul fatto che Oliviero sia tra noi oggi, qualcosa che ha a che fare con questo libro che ho tra le mani: “Kosovars Camp Hope”. Tra i migliori libri sulla tragedia di metà del popolo albanese, la guerra in Kosovo e l’esodo dei rifugiati kossovari in Albania. All’epoca lavoravo come psicologa sul campo per l’organizazione mondiale Handicap International, e mi trovavo personalmente di fronte a quel dramma, che mi ha tenuto in contatto per sempre con il Kosovo ed è un’esperienza che ricorderò per sempre. Ed è per questo che voglio citare alcune delle parole di Toscani nella prefazione del libro, parole che descrivono accuratamente la filosofia del suo lavoro e della sua vita, e che per me sono una citazione a cui torno di volta in volta: “L’arte, altro non è che una rappresentazione delle discipline umanistiche estreme. Attraverso l’arte abbiamo imparato che c’è bellezza anche in ciò che non vorremmo mai vedere e che la bellezza ci attira quasi patologicamente: crocifissi, battaglie, massacri, morte, decapitazione, sessualità subdola sono tra i temi principali della pittura antica. Li contempliamo, contemplando la bellezza. Le fotografie non sono altro che una raccolta di volti, paesaggi, oggetti: ma se parlano della tragedia, noi togliamo subito lo sguardo invece di guardare con la stessa attenzione che diamo alla pittura antica per soddisfare l’emozione estetica di cui abbiamo ancora bisogno”. Ci siamo fidati di Armando Babani per presentare il nostro ospite, perché pensiamo che ci sia da decenni una coerenza nel suo lavoro di fotoreporter e cioè, la ricerca della verità e, soprattutto, è il fotografo albanese che più di tutti usa la fotografia non solo per documentare una realtà, ma come Toscani, la usa per quello che è veramente: un medium, un mezzo di comunicazione. Per farci vedere chiaramente, proprio come Toscani, ciò che nella nostra realtà nascondiamo quotidianamente dai nostri occhi. Alla fine, voglio ringraziare tutti voi che in tanti siete venuti qui oggi, i nostri meravigliosi clienti, tutti i fotografi albanesi, il nostro staff, i volontari che ho citato prima, l’Istituto Italiano di Cultura a Tirana e soprattutto voglio ringraziare Oliviero Toscani per questo prezioso dono che ci ha fatto. Grazie. Julinda Mbrica